Ci sono libri che ti prendono fin dalle prime righe, che leggi tutti in un fiato e per i quali, una volta finiti, senti subito la nostalgia.
Ci sono libri che, pagina dopo pagina, ti si appiccicano addosso, ti avvolgono, ti entrano dentro, non ti lasciano scampo, si insinuano nella tua mente e nel tuo cuore. Un'edera di pensieri e di emozioni.
Ci sono libri che celebrano la vita, ma raccontano la morte.
Libri per ricordare, per tramandare, per far conoscere.
Libri da leggere. Assolutamente.
Quello che vi propongo oggi è un libro che, probabilmente, avrete già sentito nominare, se non altro per il film che ne è stato tratto, e da tempo stazionava nella mia lista di libri da comprare. Con un libro così il riavvicinamento alla lettura è stato veramente facile.
Avevo dimenticato quanto le pagine scritte possano essere straordinarie, coinvolgenti, meravigliose. Avevo scordato come ci si possa immergere completamente, dimenticando il resto del mondo, viaggiando nel tempo e nello spazio, incontrando persone, scorgendo visi, ascoltando storie.
Molto lontana dalla mia splendida e soleggiata pineta croata, mi sono trovata catapultata in un posto remoto, pressoché sconosciuto, un luogo ricco di magia, di colore, di cibi dal sapore ignoto, di bellissime donne eleganti nei loro costumi tipici, di gioia e di serenità. E subito dopo, quasi senza rendermene conto, nonostante gli indizi seminati sapientemente qua e là dall’autrice, sono sprofondata nell’orrore.
Pagine vive quelle della Arslan, che ti cullano inizialmente in una dolce ninna nanna e poi ti graffiano, lasciandoti senza fiato.
Pagine in cui il bianco diventa nero, in cui la luce diventa buio.
Lo zio Sempad e Shushanig, chi è spazzato via e chi sopravvive, chi non può fare nulla e chi, invece, con la forza dell’amore, può realizzare l’impensabile. Le due parti del libro sono costruite attorno a questi personaggi principali, che non sono naturalmente i soli, ma che sono la rappresentazione del prima e del dopo.
Sono precedute da un prologo, che è una storia dentro la storia. Pubblicato qualche anno prima con il titolo Il nido e il sogno d’Oriente, è un piccolo capolavoro. Intenso, evocativo, bellissimo. La pioggia era cessata da qualche minuto, e improvvisamente le nuvole si spostarono, come un sipario, e un raggio caldo di luce e di sole fece della piazza un teatro…
Forse quel raggio di sole uscito all’improvviso non è altro che il bianco che vuole ritornare tale, la speranza che, nonostante tutto, la vita può continuare, che forse rimane qualcosa per cui vivere.
Il bianco, però, rimarrà sempre striato di nero.
Il genocidio armeno è uno di quegli eventi che ti fanno vergognare di appartenere alla razza umana ed è troppo poco conosciuto, troppo poco studiato, sicuramente troppo taciuto, nascosto, negato.
Questo libro apre una finestra. Apritela anche voi.
Per chi volesse partecipare a Un tè dentro l'armadio, ricordo che tutte le informazioni relative si trovano qui.
Aggiornamento del 24 settembre 2014
Hanno preso il tè con me:
- Accidentaccio - La Val di Fassa tra emozioni e ricordi
- Africreativa - Ancora orsetti pensando ad Orsobosco
Questo mi manca proprio... so del film ma non l'ho visto.
RispondiEliminaIl libro... lo metto nella lista dei desideri!
Grazie e ciao!
Ciao Patricia!
EliminaNeppure io ho visto il film, un giorno ho per caso captato il titolo del libro alla radio e me lo sono segnata.
In generale comunque i film non sempre rendono onore al libro da cui sono tratti!
Anche io! Le tue parole mi hanno portato dentro la possibilità di conoscere qualcosa che ignoro e non dovrei. Peccato non essere riuscita a comperarlo oggi...curiosa...e anche un pò spaventata di leggere quanto possa far male l'uomo. Grazie Squitty per questa chicca. Un abbraccio ♡
RispondiEliminaIn effetti, Fabiola, neppure io sapevo nulla di questo orribile momento storico.
EliminaCioè sì, sapevo che c'è la questione armena, che ogni tanto ne parlano, che rimane un dei problemi scottanti nella politica internazionale, ma - davvero - non sapevo bene come, quando, cosa.
Purtroppo a scuola questi eventi non vengono insegnati. Ai miei tempi era già tanto se si arrivava a finire le guerre mondiali, figurati. Mi auguro che ora i programmi siano stati un pochino rivisti e migliorati, perché è davvero assurdo non sapere nulla di vicende del genere.
Leggi questo libro, vale davvero la pena!
Anche io sto ritrovando il gusto di leggere dopo un'estate passata senza aprire un libro! Partecipo molto volentieri al tuo tè con un post di viaggio http://accidentaccio.blogspot.it/2014/09/la-val-di-fassa-tra-emozioni-e-ricordi.html
RispondiEliminaMeno male. Buona lettura, allora!
EliminaVengo a leggere delle tue vacanze in Trentino (senza venire a trovarmi!!!!)
Ciao Federica! Che bello bere un sorso di tè di nuovo assieme!
RispondiEliminaQuesto libro l'ha letto anche mia madre e me lo ha consigliato anche lei.
Un inno alla Speranza, nonostante tutto! Devo proprio leggerlo!
Grazie per questo tè (mi mancava) al quale partecipo volentieri con l'ultimo post pensando ad Orsobosco (domenica ci saremo anche io e Silvia. Non riesci a fare un salto?).
Ecco il link:
http://portugalli.blogspot.it/2014/09/ancora-orsetti-pensando-ad-orsobosco.html
Un forte abbraccio Maria
Bentornata al tè del giovedì, Maria!
EliminaCome ti ho già scritto, sono andata ieri a Bolzano .... mah!!!! Non è che mi abbia esaltato.
Comunque divertitevi, tu e Silvia.
Naturalmente in attesa di incontrarci, magari a Vicenza in ottobre. A proposito .... c'è qualcuna che ha intenzione di farci un salto?