CUCITO
La mia nonna paterna era camiciaia. Lo so, perché me lo hanno raccontato e quindi immagino sia vero, anche se personalmente non l’ho mai vista fare nulla. A parte brontolare si intende. Di sicuro aveva una spettacolare macchina da cucire, di quelle inizio secolo in ferro e con il coperchio di legno.
Anche la mia nonna materna cuciva, me lo ricordo. La sua macchina era molto più recente, oserei dire anni 50'-60'. Era inserita in un mobile con un piano ribaltabile che, a pensarci ora, era un sogno. Quanto mi servirebbe una cosa così adesso, sai quanto spazio per lavorare!
Mia madre non ha mai cucito, nonostante la suddetta macchina abbia soggiornato in casa nostra per qualche tempo (vano tentativo di farla appassionare al cucito).
Io cucio a intermittenza. È una cosa, che faccio di tanto in tanto, ma spesso mi imbarco in imprese titaniche, terminate le quali ho sempre bisogno di un periodo di decontaminazione.
Mi piace pensare che i geni delle mie nonne abbiano qualcosa a che fare con questa mia passione e che, ad un certo punto, abbiano richiesto attenzione, perché sennò non riesco a spiegarmi come io abbia deciso di farmi regalare, non mi ricordo nemmeno quando, una macchina da cucire.
Rammento meglio quando ho deciso di seguire un corso vero, più che altro una scuola, e di regalarmi, molto tempo dopo, uno strumento molto più serio per i miei esperimenti.
Di stoffe ne ho parecchie, inscatolate sopra e intorno all'armadio. Quella che mi manca è solo un po' di costanza.
RICAMO
L'inizio della mia carriera di ricamatrice risale ormai all'antichità. Fu un evento del tutto casuale, perché mai prima di quel momento mi era passata per il cervello l'idea di dedicarmi ad un passatempo del genere.
Su una rivista della mia non-ancora-suocera c'era fotografata quella che allora mi sembrava una bellissima tovaglietta all'americana. Ogni volta che mi capitava fra le mani, la guardavo e la riguardavo, maturando pian piano l'intenzione di realizzarla.
La cosa sarebbe stata perfettamente normale per qualcuno che avesse avuto almeno un minimo di esperienza, ma per chi come me non aveva mai preso un ago in mano, l'idea era un tantino azzardata.
Requisita la rivista, mi recai in una merceria, affermando semplicemente vorrei fare questa. Il commesso, sant'uomo, intuendo non so come la mia completa ignoranza in materia, riuscì abilmente a dirottarmi su un kit da principiante, di quelli tutto compreso, che rappresentava uno dei coniglietti di Beatrix Potter. Un quadretto di quel tipo non mi serviva proprio ed io rimasi parecchio delusa dalla spedizione, ma senza l'intervento del saggio venditore la mia carriera sarebbe terminata ancor prima di cominciare.
Nonostante lo scetticismo familiare sulle mie capacità (rivedo ancora il sorriso idiota di mio fratello .... tuuuuuuu ricamiiiiii?), l'amore per il punto croce crebbe crocetta dopo crocetta e i lavori si susseguirono per anni con risultati, a volte, davvero notevoli (mi faccio i complimenti da sola).
Ironia della sorte, la famosa tovaglietta non fu mai realizzata. Anzi, a dirla tutta, rivedendola oggi a distanza di più di vent'anni, la trovo semplicemente orribile. Ovviamente il suo schema è ancora custodito gelosamente dentro l'armadio.
DECORAZIONI
Non so disegnare, non so dipingere, non so nemmeno fare uno schizzo che non si trasformi in una barzelletta. Non ho proprio la mano, non ho il senso della prospettiva, non conosco le tecniche, se non in teoria. Mio figlio disegnava meglio di me già alla scuola materna e questo dice tutto. Ricordo con orrore le ore di disegno alle medie, quando i miei fogli diventavano addirittura ondulati per la troppa acqua con cui diluivo le tempere.
Eppure amo i colori, tanto, e ritengo che con il loro uso si possano migliorare oggetti, mobili, angoli di casa senza essere grandi esperti.
Ogni tanto, quindi, qualche esperimento lo faccio pure io. Accontentandomi.
MAGLIA
Io sono mancina e per me lavorare ai ferri è sempre stato molto difficoltoso soprattutto all'inizio.
Mia nonna, dopo aver rinunciato ad insegnarmi l'uncinetto, stava quasi per capitolare anche sulla maglia, perché la mia incapacità di muovere l'indice destro per tirare su il filo, le faceva venire il mal di pancia.
Però il filo io lo tiro su, a modo mio, e i miei maglioni me li sono sempre fatti - correggo - me li facevo. Ho imparato a lavorare abbastanza bene tutto sommato.
È bellissimo lavorare a maglia specie in compagnia, perché si crea quell'atmosfera da tempi andati, quando si faceva filò, quando le donne si ritrovavano nelle stalle a filare, a ricamare, a sferruzzare o semplicemente a rammendare.
Una cosa così, forse meno poetica, l'ho vissuta in campeggio, da ragazzina, quando con un gruppo di signore si stava in circolo, fra gomitoli e schemi, e si passavano le ore a chiacchierare, spettegolare, ridere e intanto il lavoro cresceva fra le mani.
Io i gomitoli pronti li ho, ne ho varie scatole, di lana e di cotone, riciclati da anni e anni di maglie meticolosamente disfatte.
Si tratta solo di ricominciare.
RECUPERO
La prima volta che ho visto la casa con le persiane verdi non ho minimamente notato il colore delle stesse, anzi - a dirla tutta - se mi avessero domandato a bruciapelo di che tipo fossero i serramenti, non avrei proprio saputo rispondere. In effetti, quando vai a vedere una casa nuova, non è certo la prima cosa che guardi.
Quella che, invece, ho percepito subito è stata l'aria familiare, la sensazione che fosse, finalmente, il grande foglio su cui disegnare, il laboratorio degli esperimenti tanto desiderati, l'ormai indispensabile rifugio estivo.
Era vecchia al punto giusto, con un passato alle spalle sicuramente, ma non mostrava i segni del tempo, forse perché, nonostante l'arredamento discutibile (un misto di rustico esasperato e fai-da-te alla buona) era decisamente curata.
Amore a prima vista? Non esattamente.
L'analisi dei pro e dei contro è stata spietata, ma più passa il tempo e più i lati positivi emergono; più l'avventura va avanti e più arrivano le soddisfazioni; più le idee si moltiplicano e più (accidenti) manca il tempo per realizzarle, il che è abbastanza frustrante.
Immagino qui la mia vecchiaia (sperando di averne una) e in quest'ottica dovrei avere ancora abbastanza tempo per la realizzazione di molti dei progetti che ho in testa.
Intanto mi godo le estati che, in questo piccolo angolo di tranquillità, si sono trasformate in qualcosa di veramente speciale.
Estati nelle quali passo il tempo, cercando di arredare questo luogo all'insegna della mia personale creatività, recuperando tutto il recuperabile, persino oggetti destinati alla discarica.
È una sfida continua, che però regala quotidiane soddisfazioni.
RICICLO
È fuori dubbio che il riciclo sia molto di moda e, nonostante io non ami seguire particolarmente le mode, adoro riciclare.
Recuperare oggetti, o parte di essi, trasformarli in qualcosa che non sono mai stati, riuscire ad intuire potenzialità nascoste è veramente divertente.
La soddisfazione maggiore è sapere di avere sempre dentro l'armadio ciò, che proprio in quel momento si rivela indispensabile per la realizzazione di un determinato progetto.
Purtroppo, o per fortuna, non ho la possibilità di accumulare troppi materiali, perché il mio spazio è assolutamente limitato, ma la mia piccola scorta, gelosamente custodita in numerose e variopinte scatole, dà un senso di sicurezza infinita.
E comunque ne la casa con le persiane verdi, c'è sempre il mio angolo del rigattiere, sempre ben fornito. Sia mai che io rimanga senza materiali!
Non dimentichiamo, inoltre, che il riciclo permette spesso di risparmiare qualche bel soldino e, fatto non secondario, aiuta a salvaguardare l'ambiente.
Viva il riciclo, dunque!
GIOCO
Diventare mamma mi ha permesso di ricominciare a giocare e, devo ammettere, non è stato un grosso sacrificio.
Avere un figlio maschio, però, pregiudica la possibilità di fare giochi, che, in quanto femmina, sarebbero molto più naturali. Il pargolo di genere maschile infatti, soprattutto dopo aver superato una certa età, si cimenta in passatempi del tutto incomprensibili, che spesso e volentieri fanno passare la voglia di partecipare.
In casi del genere le attività manuali e creative giocano un ruolo fondamentale per la salvezza della genitrice, che - armata di ogni tipo di materiale - coinvolge il pupo in sedute infinite di lavoretti del genere più svariato.
Attenzione, però, non è detto che il coinvolgimento sia automatico: in certi casi lo sguardo terrorizzato/infastidito del pupo fa capire chiaramente che è necessario passare al piano B.
Quando, però, si riesce a raggiungere un accordo, i momenti passati insieme diventano veramente speciali.