L'armadio è qui un luogo ideale. È il contenitore immaginario delle mie passioni e dei miei hobbies, anche quelli che con esso non hanno nulla a che vedere. Oltre ad essere il simbolo del mio mondo creativo, l’armadio raccoglie tutto quello che, per esteso, mi piace fare.
Nella realtà l'armadio esiste davvero, come ho avuto modo di raccontare qui, ma le sue dépendance sono parecchie. E questo complica decisamente le cose: confusione, accumuli ed arretrati non sono mai entro limiti ragionevoli.
Ne deriva, quindi, che il luogo deputato ad essere fonte di soddisfazione personale, realizzazione e benessere, è in realtà spesso e volentieri portatore di frustrazione e di fastidio, di insofferenza e di ansia. Amore ed odio, momenti di esaltazione che si alternano a momenti di sconforto, bianco o nero. Perché il grigio non mi appartiene proprio.
Nell'armadio vive stabilmente, da tempo immemorabile, una colonia di fedelissimi: gli incompiuti. Negli anni si sono molto ridotti - anche per via di uno sterminio di massa legato ad un momento di grande esasperazione - ma non sono mai scomparsi del tutto. La loro prolungata presenza dietro le ante gli ha regalato il lugubre appellativo di armadio dei morti.
E su questo c’è ben poco da dire. Più correttamente poco da dire e molto da fare.
Quando ho aperto questo blog, ormai nel lontano 2013, speravo di trovare nuovi stimoli per completare i mille lavori cominciati, per realizzare finalmente idee ricorrenti, per mettere ordine nel mio pluriennale casino. L'idea era quella di parlarne fra queste pagine. In realtà questo armadio virtuale non ha fatto altro che peggiorare la situazione, diventando esso stesso - almeno per un certo periodo - hobby a tempo pieno, in grado di assorbire ogni singolo istante della mia vita creativa. E non solo quella.
Questo armadio, insomma, non ha mai assolto la sua funzione. In compenso qui mi sono tanto divertita. E a volte ancora mi diverto.