IL TAVOLO SHABBY CHIC

Durante l’estate scorsa, nella casa dalle persiane verdi, ci sono stati molti cambiamenti e tante novità. A differenza del primo anno, in cui l’attenzione si è focalizzata sulle cose essenziali, nel 2013 abbiamo potuto dedicarci anche ad abbellire gli ambienti, comprando qualche oggettino, recuperando vecchi mobili, cercando insomma di dare un aspetto confortevole a stanze che fino a quel momento erano state praticamente vuote e poco accoglienti.

Come ho già avuto occasione di dire, tengo regolarmente d’occhio il sito Subito.it, perché le inserzioni di mobili usati sono davvero tantissime e, in particolare, c’è un giro notevole di mobili vecchi, quelli di un tempo, quelli che piacciono a me e con i quali ho intenzione di arredare la nostra casetta di campagna. I prezzi sono davvero abbordabili, almeno per quel che riguarda questo tipo di articoli.

Ed è così che ho trovato questo vecchio tavolo.

Tavolo da cucina molto comune nelle nostre antiche case contadine, ma di cui mi sono innamorata in tempo zero. Ho notato subito la forma delle gambe con quella specie di cubetto centrale (ad un esperto di mobili il termine cubetto farà venire la pelle d’oca, ma io non sono un’esperta di mobili, no?) che mi pareva davvero molto particolare.

Ho contattato immediatamente l’inserzionista, una gentile signora che abitava poco lontana da Trento, e ho fissato subito l’appuntamento. Mio marito mi ha dato carta bianca e io, sicura al 100% che la visita non avrebbe riservato sorprese, mi sono fiondata non a vederlo, ma a prenderlo. 

Spiegatemi voi come si possa essere così certi, eppure me lo sentivo (un po’ come con la camera da letto).

Arrivata sul posto mi sono trovata in una specie di Paradiso Terrestre e mi pareva di essere una specie di angioletto che svolazzava beato nel suo habitat naturale. Questa signora, infatti, stava vendendo tutti i mobili che il padre, amante e - credo - pure esperto del restauro, aveva accumulato nella sua vita: una quantità di oggetti pazzesca. Mi venivano persino le lacrime per la commozione. Avessi potuto, avrei comprato tutto. Dura, però, infilare, il contenuto di un intero magazzino in macchina, no?

Ma anche infilare il tavolo non è stato per nulla facile. Anzi non ci sono proprio riuscita, neppure con l’aiuto della signora. La nostra macchina, infatti, non è esattamente una macchina da carico, è piuttosto sportiva e il portellone posteriore non favorisce certo l’entrata di un tavolo che, ovviamente, non è per nulla smontabile.

I tavoli un tempo - come tutto il resto in verità - erano fatti per durare, per lavorarci sopra, per impastare il pane, per cucire, per fare tutto quello che serviva, anche perché mica c’erano tante stanze, c’era la cucina e lì si faceva tutto. Vi assicuro che questo tavolo è talmente solido che potremmo salirci in due a ballare la samba!

Con un pizzico di delusione, ché io lo volevo subito, ho fermato il tavolo e per fortuna, perché una signora, arrivata poco dopo di me, ci ha subito messo gli occhi sopra. Vade retro, stregaccia … giù le mani dal mio tavolo!!!!

Il tavolo, trasportato poi in città con la macchina del suocero, è stato caricato successivamente in camper e portato in valle. 

A quel punto il tavolo era mio, ma non solo perché era entrato in casa mia, ma perché mio era anche il restauro. A mio marito ho consigliato di occuparsi d’altro.

Ora vi mostro cosa ho combinato.

Dopo una bella pulizia con acqua tiepida, armata di levigatrice, ho cominciato ad uniformare il piano del tavolo, eliminando contemporaneamente sporco residuo, macchie, impurità, imperfezioni. Per fortuna ero all’aperto … non vi dico come sono uscita da questa operazione.

I punti più rovinati e più difficili da grattare erano ovviamente concentrati sulle gambe. Il famoso cubetto, in questo caso, mi ha solo complicato la vita, perché è ben vero che il mouse (anche questo si definisce mouse, ‘mo ve lo dico che manco io lo sapevo) è dotato di una specie di riduzione che permette di arrivare negli angoli un po’ sfigati, ma - ragazze - una noia mortale, ve lo assicuro!

Ho comunque usato anche la vecchia e più tranquilla carta vetrata, perché il mouse motorizzato ogni tanto mi dava ai nervi sia per il rumore sia per la vibrazione continua.

Questo è il tavolo ormai quasi completamente scrostato… non del tutto in effetti. Considerato che avevo deciso di non lasciar intravvedere le venature del legno, se non sul piano, mi sono resa conto che scartavetrare il tavolo completamente avrebbe richiesto moltissimo tempo e non sarebbe stato neppure necessario.

Per il piano avevamo scelto (in questo ero stata democratica) un impregnante scuro, esattamente uguale al pavimento e alle travi del legno del salotto. Qui sotto la prima mano.

La tecnica shabby chic, a questo punto, vorrebbe che il mobile fosse completamente verniciato con una vernice scura o di media tonalità. Questo colore di base sarebbe quello che, poi, dovrebbe affiorare dal colore più chiaro per simulare l’effetto invecchiato. 

Io, che di solito seguo ben bene le istruzioni, specie se non sono un’esperta, ho trovato una scorciatoia (poco ortodossa lo so e, tornando indietro, non lo farei più) e ho passato la vernice scura solo nei punti che mi interessavano, sfruttando anche il fatto che certe crepe nella vernice c’erano già.

Arrivati a questo punto, dunque, il tavolo risultava così.

Ho quindi passato la cera sugli spigoli e su tutti quei punti, sui quali avevo già steso la vernice scura.

Poi ho cominciato a verniciare con il bianco. Questa la prima mano.

E questa la seconda.

Il tavolo era ormai finito, non restava che far saltare la cera con l’aiuto della carta vetrata (più sottile dell’altra), facendo affiorare la vernice scura.

E così il mio tavolo ha preso posto nel salottino della nostra casa di campagna.

Per essere stato il primo esperimento di questo tipo, mi ritengo più che soddisfatta, ma non avendo seguito alla lettera i dettami dello shabby chic, posso affermare con certezza che il risultato sarebbe potuto essere migliore.

Va bene così. Ho amato quel tavolo da subito, l’ho visto subito su quella parete e, come vedete, non mi sono sbagliata.

Che ne pensate?



Cari lettori, si conclude qui il terzo appuntamento con Un tè dentro l’armadio. Aspetto le vostre proposte, vi leggerò volentieri. 

Per chi volesse partecipare a questa iniziativa, ricordo che tutte le informazioni relative si trovano qui.




Aggiornamento del 29 gennaio 2014

Hanno preso il tè con me:



Aggiornamento del 16 marzo 2018

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16 commenti :

  1. Io tendo sempre a pensare che per avere una casa ben arredata sia necessario spendere tantissimi soldi...tu ogni volta mi dimostri che con buon gusto e buona volontà tutti potrebbero avere una casa da sogno!!

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    1. Anch'io lo pensavo. Infatti nella mia casa di città abbiamo speso davvero tanto, anche perché sapevamo fin da subito che sarebbe stata la casa definitiva. Tornassi indietro cambierei tutto, ma non perché non mi piaccia (mi piace sempre anche a distanza di anni), ma perché mi sarei arrangiata di più e avrei anche osato di più. La casetta di campagna è una sfida: a spendere poco o niente, a sperimentare, a osare, a giocare ... perché davvero è tutto un gioco.

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  2. Bravissima!!! Intanto ti lascio il mio link per la categoria libri e poi ripasso per le chiacchere!
    http://mammaorsacuriosona.blogspot.it/2014/01/camminate-per-tutta-la-famiglia.html

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    1. Bel post questo! Ti ho pure organizzato il raduno camperistico!

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  3. Ciao. Sei stata veramente brava! Questa settimana ti lascio anche io un link per la categoria libri! http://accidentaccio.blogspot.it/2014/01/i-dieci-libri-preferiti-dallo-gnomo.html

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  4. Risposte
    1. Grazie Raffaella! Me lo sono proprio "gustato" questo lavoro!

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  5. Bellissimo davvero, mi piace da morire!!! Sei stata bravissima...

    Maira

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    1. Grazie Maira! Per essere il primo esperimento mi ritengo soddisfatta!

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  6. Ok,Fede.. sei assunta. Ho proprio bisogno di una cucina nuova ajjhahahahahahah sei.. sei..sei increidbile!!!!!!!!

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    1. Ahahahaha, Patri, mi sa che diventi vecchia .... ho una lista di lavori lunga così.
      Sapessi cosa sto facendo adesso ... se arrivo ci faccio il post!

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  7. Un grande lavoro impegnativo, ma il risultato ripaga!
    Ciao
    Maris

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    1. Impegnativo, ma di grande soddisfazione.
      Certo non perfetto, ma era uno dei miei primi esperimenti.
      Ciao Maris.

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