IL PIANO INFINITO OVVERO IL GIORNO IN CUI HO INCONTRATO ISABEL ALLENDE

Il seguito lo conosci già, perché lo abbiamo vissuto assieme.
La sera in cui ci siamo conosciuti mi chiedesti di raccontarti la mia vita.
È lunga, ti ho avvertito.
Non importa, ho molto tempo, hai detto, senza sapere in che pasticcio ti mettevi con questo piano infinito.

(Isabel Allende, Il piano infinito)



Me ne stavo tranquillamente in cucina quel giorno, non ricordo a fare cosa, è passato troppo tempo. La radio era stranamente accesa e, fatto ancora più insolito, era sintonizzata sul telegiornale locale. Generalmente non lo ascolto mai, perché me ne dimentico puntualmente e poi, diciamocela tutta, non mi serve ascoltarlo, visto che la mia mamma mi fa giornalmente il resoconto delle notizie più interessanti, esattamente come mio marito, che mi aggiorna sui fatti importanti, ben sapendo che altrimenti me ne perderei più della metà.

Ma quel giorno era destino. Sì, perché il volume era molto basso e le probabilità di captare qualche suono erano veramente poche. Ma ho captato quanto bastava. Ovviamente ho pensato di aver capito male, ma figurarsi se … E invece no, avevo capito benissimo. Lei veniva a Trento, qui nella mia città, praticamente quasi a casa mia. Ho rischiato l’infarto, giuro. Era qualcosa di inimmaginabile, semplicemente pazzesco.

La notizia della laurea honoris causa conferita a Isabel Allende dall’Università di Trento mi aveva tramortito. Nel giro di un minuto avevo provato ogni tipo di sensazione, ero passata dall’incredulità ad una gioia irrefrenabile. Ero letteralmente fuori di testa.

Ora, non pensate che io sia una fanatica a caccia di celebrità. No, davvero. Non è proprio il mio genere. Ma, diamine, qui si parla della mia autrice preferita, quella di cui ho letto ogni libro, quella che mi fa battere il cuore ogni volta, quella che mi fa puntualmente sbellicare dalle risate e che mi ha pure fatto piangere, ma con i lacrimoni grossi grossi.

Insomma Lei.

Dopo aver fatto due croci sull’agenda (della serie … io, il 15 e il 16 maggio, non ci sono per nessuno) non restava che aspettare. Sì, due croci, perché gli appuntamenti previsti erano due: la cerimonia di conferimento della laurea e l’incontro con i lettori.

Non restava che aspettare pazientemente. Quanto? Non ne ho idea, si parla del 2007. Ho le idee confuse in merito. Ma il giorno arrivò e non arrivò solo quello.

Infatti quel giorno si abbatté sulla città un nubifragio di dimensioni spropositate: pioggia, vento e grandine e chi ne ha più ne metta fecero danni ovunque … e quello pazienza … ma li fecero anche a casa mia. 

La giornata era stata programmata al millisecondo, ovvio. Calcolati i tempi per arrivare all’Auditorium, quelli di una probabile lunga coda per entrare, quelli della ricerca di un posto; messa in preventivo la possibile rissa per accaparrarsi un posto (ero pronta a tutto!); ma poi l’attrezzatura fotografica spianata, caricata, controllata e ricontrollata almeno dieci volte; le strategie studiate accuratamente per immortalare il Mito; la scelta del libro preferito, perché magari ci scappa pure l’autografo.

Tanto lavoro e poi? Poi, non mi chiedete come, mi trovai con la casa allagata, giusto una mezz’oretta prima di uscire. Abito in una mansarda, l’ho già scritto da qualche parte, e il vantaggio di questa sistemazione sta proprio nel fatto che, se arriva il nubifragio-che-non-se-ne-vedeva-uno-così-da-anni, tu sei il primo a beneficiarne, soprattutto se si spostano le tegole del tetto e il diluvio ti entra direttamente in casa. In pratica mancava solo Noè.

Dallo sconcerto all’isteria il passo è breve, ve lo assicuro. Il Mito all’Auditorium, io a casa fra catini e secchi; il Mito che già sicuramente stava parlando e io che mettevo stracci ovunque; il Mito che probabilmente aveva quasi finito e io che, ormai distrutta, potevo pensare solo a farmi una doccia.

E invece no, mi rifiutai. Arrivai persino a pensare di abbandonare la casa, presi il  coraggio a due mani e mi buttai in un’impresa praticamente disperata.

A tempo di record, ciucciata come una caramella, grondante di sudore, cercai di arginare la situazione e di evitare danni maggiori. In una lotta contro il tempo scattai foto a nastro (perché poi bisognava parlare con amministratore, assicurazioni e condomini, è ben vero che io abito in mansarda, ma il tetto non è solo mio); recuperai ogni tipo di recipiente utile allo scopo; tirai fuori l’intera collezione di pezze, stracci, asciugamani rovinati; asciugai, tamponai, aspirai; trovai pure il tempo di informare il consorte. Insomma meglio della Protezione Civile. Quindi, con qualche rimorso (ma neppure troppi in verità), corsi ad incontrare il Mito, stabilendo tempi da primato mondiale.

Arrivata all’Auditorium mi trovai in mezzo al marasma più totale, la gente tutta già nell’atrio a parlare concitata. E mi resi conto che non ce l’avevo fatta, che era troppo tardi. Solo che non riuscii a comprendere perché fossero ancora tutti lì, perché nessuno accennasse ad andare via. Poi capii che a volte l’impossibile diventa possibile e che forse, davvero, lassù qualcuno mi ama.

Cosa era successo? Nulla di speciale. Semplicemente il diluvio universale (Noè compreso), prima di passare a casa mia, si era fatto un giretto pure all’Auditorium e – oh, miracolo! – aveva allagato metà della struttura. Tutti erano furenti, perché erano stanchi, perché erano fradici e perché non ci si capiva nulla. Io ero stanca, fradicia, ma capivo una cosa sola: ero arrivata in tempo. Ma la cosa buffa fu che, seppur leggermente impresentabile, non stonavo minimamente fra tutti gli altri, alcuni più impresentabili di me.

Poi arrivò il momento e la cerimonia ebbe inizio!

Quartetto d’archi, toghe nere sfilano lente, poi il Mito … ma, dov’è? Non dirmi che è quella nana. Lei è piccoletta, si sa, Lei ci scherza pure, ma non pensavo fosse così piccola. Ma, dico io, una toga più adeguata alla sua statura non si poteva recuperare per l’occasione? In quella ci sarebbe potuto stare comodamente Magic Johnson, una taglia 14A sarebbe stata sufficiente.

Poi ecco il rettore …

… il Mito che conversa con Elena Liverani, sua traduttrice e docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia …

… e ancora la presentazione e la motivazione della laurea honoris causa

… poi un’aggiustatina al tocco …

… ed eccola qui …

Poi, in un attimo, tutto finito …

… beh, fino al giorno dopo. Quando mi trovai faccia a faccia con Isabel Allende!

L’incontro con i lettori cominciò senza intoppi, arrivai in anticipo e proprio per questo riuscii a trovare un posto seppur quasi nelle ultime file. La sala era gremita, non si respirava neppure. Ma l’evento, vi assicuro, fu spettacolare.

Lei indossava un delizioso abito verde smeraldo, era sorridente e ci conquistò tutti, anche di persona, perché è veramente come te la immagini: estrosa, divertente, un po’ svitata, ironica.

Scattai una quantità assurda di fotografie, anche perché il tizio seduto davanti a me, come potete ben vedere dalla scarsa qualità delle immagini, continuava ad entrarmi nell’obiettivo. Lui no, non era un nano.

E poi ci dissero che Lei avrebbe fatto l’autografo a chiunque volesse. Ed io volevo. Tutti volevano. La coda era interminabile, ma nessuno si lamentava. Tutti aspettavano tranquilli il proprio turno. Lei firmava autografi, aveva una parola per tutti, a volte una risata, a volte un sorriso.

Arrivò, infine, anche il mio turno ed il cuore batteva all’impazzata. Mi uscirono parole spontanee che non avevo preparato Grazie, per le emozioni che ci dà. Lei sorrise, allungò la mano e mi fece una carezza sul viso.

Una giornata memorabile.

Un ricordo indelebile.

Un’emozione grandissima.


Con questo post partecipo a I Venerdì del Libro di Homemademamma.



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16 commenti :

  1. accidenti mi hai fatto commuovere! anche lei per me è qualcosa di più che una scrittrice e pensa ! ho appena finito di rileggere Paula, capirai come mi sento in questo momento! grande donna ce ne fossero al mondo come lei! grazie per il racconto del tuo incontro speciale!

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    1. Benvenuta Leucosia! 'Paula' è un libro tosto che ho letto molto tempo fa, ben prima di essere mamma, e già è stata dura. Non so se adesso riuscirei a rileggerlo.

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    2. grazie! in effetti ho sparso qualche lacrima durante la rilettura...cmq non volevo renderti triste. prendi il mio ultimo post come uno sfogo, ogni tanto sai com'è devo scrivere qualche lamentazione, altrimenti non sono io ;) prometto che i prossimi post saranno di tutt'altro tono!

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    3. Non mi hai reso triste. Mi hai fatto solo pensare che noi, che non viviamo i tuoi problemi, dovremmo pensare di più prima di lamentarci delle nostre ... lo posso dire? (ah, sì, qui decido io) ... CAZZATE!

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  2. Racconto emozionante!!che bello vedere i nostri miti cosi da vicino!!
    A me sono piaciuti molto i romanzi della serie la Casa degli spiriti, invece Paula mi ha fatto disinnamorare di lei....tu quale consigli dei suoi romanzi??

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    1. E ben arrivata anche a te, Mamma Avvocato. Sì, è stata una grande emozione, ma non tanto perché Lei è un personaggio famoso, quanto piuttosto perché ho passato talmente tante ore in sua compagnia che, veramente, mi pareva di conoscerla personalmente. Perché non ti è piaciuto 'Paula'? Dai, raccontacelo. Quale libro consiglio? 'Il piano infinito' a me è piaciuto tantissimo e ce l'ho nel cuore. L'ho anche regalato ad alcune persone. Fra i più recenti 'Il quaderno di Maya' per le atmosfere di quell'isola sperduta in mezzo al nulla. Non male la trilogia di Aquila e Giaguaro, che però bisogna prenderla per quella che è cioè una serie di libri per ragazzi. Io, però amo tutti i suoi libri, mi è difficile scegliere. L'unico che proprio non mi ha dato molto è stato 'Zorro'.

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  3. Wow che racconto emozionante. Non ho letto tutti i suoi libri ma ha sempre lasciato il segno...e Paula, come esprimere le profonde sensazione che mi ha scatenato, lei che mette a nudo se stessa, bè non riesco a trovare parole adeguate, ma sì mi è piaciuto.
    P.s. Complimenti per il blog e la tua simpatia!

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    1. Benvenuta MotoPerpetuo ... ho letto che sei sempre in movimento .... ma non scappare troppo in giro, torna a trovarmi! Paula è un libro imperdibile, ho pensato molte volte di rileggerlo, solo che ... argh ... che botta. Per intanto rimando!

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  4. wow hai descritto perfettamente quello che ho provato io quando ho letto sul giornale della cerimonia...... solo che io abito a 60 km da trento e all'epoca con una bimba di 1 anno e un lavoro a tempo pieno ..... è stato per me impossibile partecipare all'incontro. Poi un po' me ne sono pentita perché un'occasione così non torna più. Però l'emozione di incontrare la grande isabel l'ho provata qualche anno prima a milano dove studiavo, quando ha presentato il libro afrodita e anche lì coda e pazienza ma ho avuto autografo con dedica e fotografia.............. una grande emozione da una donna fantastica. Ho appena scoperto il tuo blog ma lo seguirò di sicuro

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    1. Cara Amica, benvenuta. Fossi stata nella tua situazione, di sicuro non sarei andata neppure io. Ci sono dei doveri a cui non si può/non si vuole sottrarsi. Ed è giusto così. Però, dai, l'hai incontrata e di sicuro quella tua prima volta sarebbe risultata comunque la più emozionante anche se ci fosse stato un bis.

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  5. ricambio la visita. vedo che condividiamo la stessa passione letteraria

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  6. Chiamasi culo!!! Si può dire??? Fa lo stesso :))

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    1. Ahahahha, Patricia, in un certo senso sì.
      Ma, in certi casi, va benissimo.

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  7. Ma che emozioneeeeee!! Anch'io adoro il piano infinito...hai fatto bene a sfidare le avversità atmosferiche certe cose non ricapitano!!

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