Diedi un’ultima occhiata a quelle pagine, all’elenco degli istituti e delle società per cui pensavo che avrei potuto lavorare, ai pro e ai contro di ciascuno, a quanto avrei potuto guadagnare. Poi le strappai. Su un foglio bianco scrissi i nomi dei sette bambini: Navin, Madan, Samir, Dirgha, Amita, Kumar, Bishnu. Tornai al mio computer e scrissi un’e-mail a Farid. Spiegai cos’era successo, aggiungendo tutto il testo dell’e-mail di Viva. Finii il mio messaggio con una riga sola: Torno in Nepal.
Un bivio nella vita di Conor. Due strade che più diverse non potrebbero essere.
Il momento di scegliere, di decidere, di giocarsi la vita.
Certezza e ignoto, razionalità e follia.
Conor in Nepal non ci era arrivato casualmente, ovvio. Quella meta, scelta con cura fra le varie possibilità di volontariato in un paese del Terzo Mondo, era perfetta per far tacere tutti quelli che avevano avanzato delle riserve sul suo proposito di vivere un anno sabbatico in giro per il nostro bel pianeta. Serviva una scusa, un pretesto, una giustificazione: tre mesi di volontariato in un orfanotrofio, scelti con la stessa leggerezza con cui si sceglie un piatto di patatine dal menù di una rosticceria, erano sufficientemente tosti da impressionare chiunque.
Conor, però, non aveva fatto i conti con il destino. Soprattutto non aveva ancora conosciuto i bambini dell’Orfanotrofio Piccoli Principi.
Povero Conor, ma ve lo immaginate? Lì davanti al cancello di metallo azzurro, lo zaino sulle spalle, la sensazione di aver fatto la più grande cazzata della sua vita; Conor disperso fra le montagne del Nepal, in un villaggio – Godawari – che quasi certamente non aveva neppure mai sentito nominare; Conor che, preso il coraggio di varcare la soglia, viene assalito da un branco di bambini, come i tori a Pamplona.
Ma i bambini, si sa, sono un po’ magici, vero? In poco tempo riusciranno a conquistare Conor con la loro semplicità, la loro simpatia, la loro purezza. I tre mesi di volontariato diventeranno un’esperienza molto forte, determinante. Una di quelle esperienze che cambiano la vita.
Il momento della partenza sarà veramente difficile, dopo tre mesi Conor è una persona diversa, sicuramente migliore. Nella mia stanza, presi una pila di magliette da uno scaffale e cominciai a infilarle nello zaino. Poi crollai. L’emozione mi colse di sorpresa. Non piangevo da anni, e stavo singhiozzando. A Godawari ero felice.
Conor non cambierà i suoi programmi, compierà il suo giro attorno al mondo, viaggiando nei paesi più diversi, vivendo avventure, che noi comuni mortali non ci sogniamo neppure, portando sempre nel cuore, però, i suoi bambini. Se assumersi la responsabilità di diciotto bambini era difficile, spogliarsi di quella responsabilità era quasi impossibile.
Dopo un anno di peregrinazioni la nostalgia fortissima per quel mondo ormai parte di lui lo porterà ancora in Nepal per un altro periodo di volontariato. Altri tre mesi per porre fine ufficialmente ai miei viaggi prima di rientrare nel mondo del lavoro.
Sarà in quel momento che la guerra civile tra la monarchia e i ribelli Maoisti si inasprisce e il traffico dei bambini raggiungerà il suo momento peggiore. I Maoisti, infatti, oltre ad imporre la loro presenza nei villaggi più poveri e sperduti, prima obbligando le famiglie a fornire cibo all’esercito ribelle e poi con la richiesta di volontari, cominceranno ad arruolare bambini a partire dai cinque anni per farli diventare soldati, cuochi, portatori o messaggeri. Una vera e propria quanto inumana legge.
Questo contesto già troppo tragico farà da cornice ai disgustosi traffici di Golkka, uomo senza scrupoli, che, approfittando della situazione ormai senza controllo, della paura e dell’ignoranza delle popolazioni dell’Humla, si presenterà agli occhi dei genitori disperati come un uomo generoso, un benefattore, l’unica possibilità di salvezza per i bambini. Non senza un congruo pagamento, si intende, ché l’abiezione umana in certi casi raggiunge livelli per noi inimmaginabili. La valle di Kathmandu, a detta sua ultimo posto sicuro del Nepal, diventerà quindi la destinazione finale di questi piccoli.
Per questi poveri innocenti, naturalmente, non ci saranno collegi dove imparare a leggere e scrivere, non ci sarà cibo sicuro, non ci sarà protezione, spesso non ci sarà neppure una casa. Dovranno cancellare i loro villaggi, i loro genitori, i loro ricordi, la loro vita precedente. In questo modo ottenere le donazioni dei turisti sarebbe stato più facile, sarebbe stato più comprensibile il fatto che un uomo solo potesse avere la tutela di così tanti minori, sarebbe stato più semplice lasciare i piccoli nelle mani delle organizzazioni internazionali, le uniche veramente interessate alla sorte di questi bambini.
Tuttavia pure queste più di tanto non potranno fare. La scelta sarà difficile, disumana: o accogliere i bambini portati da Golkka, sostenendo di fatto i suoi luridi traffici, oppure rifiutarli, con la consapevolezza che sarebbero stati in pericolo, ma con la speranza di fermare questo indegno commercio.
Navin, Madan, Samir, Dirgha, Amita, Kumar, Bishnu, i sette fiori di senape, sono solo alcuni di questi bambini sfortunati. Saranno loro a cambiare la vita di Conor. Questi bambini, sagome indistinte che sbirciavano fuori da una porta illuminate dal cielo nuvoloso, erano silenziosi. Non erano impauriti, ma curiosità e sospetto sembravano due forze opposte che impedivano loro di farsi avanti e di scomparire all’interno.
Trovare un posto dove ospitare i sette piccoli diventerà una corsa contro il tempo. Impossibile portarli al Piccoli Principi. In un paese allo sfascio rimangono comunque delle norme che non possono essere violate: la limitazione del numero di bambini per metro quadrato è una di queste.
Con il volo di rientro ormai fissato Connor riuscirà a mettere in salvo i sette bambini, grazie anche all’interessamento di Gyan Bahadur, capo del Child Welfare Board. Sulle tracce di Golkka da più di due anni, quel Golkka che aveva portato via più di quattrocento bambini, Gyan vedrà nei sette piccoli la speranza di poterlo finalmente incastrare. Quei bambini sono una prova, in un certo senso. Sono la prova che lui maltratta i bambini, che li abbandona e li lascia morire di fame. Forse quei bambini costituiranno una prova sufficiente per arrestare Golkka.
Finisce così? No, questo è solo l’inizio.
Quando i bambini, prova inconfutabile della malefatte di Golkka, verranno rapiti, Conor, ormai rientrato negli Stati Uniti, si troverà di fronte ad una scelta. Il bivio, appunto.
Gli antichi dicevano Homo faber fortunae suae. E avevano ragione.
Testa o cuore? In fondo la differenza è tutta qui.
Connor Grennan è il fondatore di Next Generation Nepal.
Comprando questo libro state già dando una mano ai bambini di cui avete appena letto. Grazie alla pubblicazione di questa storia abbiamo raccolto fondi che ci hanno consentito di aprire un istituto per l’infanzia abbandonata nell’Humla, in modo che questi stessi bambini possano tornare a vivere nelle proprie comunità. Parte del ricavato del libro servirà a comprare cibo, indumenti, supporti educativi e a trovare altre famiglie dei bambini nepalesi vittime del traffico dei minori.
Deve essere terribilmente bello questo libro! La realtà sa essere peggiore della fantasia a volte.
RispondiEliminaGrazie. Squitty.
Assolutamente fantastico, Patricia!
EliminaNon forse dal punto di vista stilistico, ché la prosa non è sicuramente esaltante, ma certamente per il contenuto.
Te lo consiglio vivamente.
Un libro con dentro questa terribile realtà non si legge, si mastica, si ingoia a forza pagina dopo pagina. E non si digerisce...e così raggiunge il suo scopo, forse...
RispondiEliminaLo cerco.
Grazie Fede <3
Fabiolaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, buongiorno, eh!!!
EliminaHai finito il cazzeggio?????
Guarda che è ora di tornare in pista!!!!
Cercalo, è bellissimo
hai sempre bellissimi gusti ...dev'essere un'emozione questo libro ... grazie di cuore ...
RispondiEliminaun bacio
Grazie Giusi.
EliminaEmozione allo stato puro, sì!
La cosa bella di questa estate, con lo stancante lavoro che mi "costringe" a riposare nelle pause, è che ho finalmente riscoperto il piacere della lettura. Grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaDani
In estate leggo di più pure io. Sarà mica, perché siamo meno connesse?
EliminaDani, speriamo che i tuoi ritmi rallentino un po', ci manchi!
Mamma mia! Terribile e bellussimo questo libro!
RispondiEliminaAnche io d'estate leggo di più. Meno corse e meno connessione!
Grazie per avercene parlato Federica.
Un abbraccione Maria
Bellissimo davvero, da leggere assolutamente.
EliminaRicambio l'abbraccio, ovvio!