Non era partita molto bene come gita, perché il Pripi proprio non ne voleva sapere e, anzi, aveva fatto di tutto per non muoversi da casa. Le motivazioni, però, non erano motivazioni e in quel fine settimana avevamo già stabilito di fare una cosa per uno, tutti cioè dovevano essere accontentati.
Ormai la transumanza verso la città era avvenuta, la scuola era ricominciata e in valle ci si poteva andare solo nel weekend. E in due giorni e mezzo non è che si potessero fare dei miracoli.
Se la mamma si era già dedicata ai suoi passatempi di campagna e lui aveva già giocato abbondantemente con i giochi della casa dalle persiane verdi, adesso era il turno di Papallo, che – molto prevedibilmente – si era giocato il suo jolly, proponendo una camminata sul Monte Roen.
L’ostruzionismo del pargolo, quella mattina, si era trasformato in vero capriccio e quelle lamentazioni irritanti avrebbero giustificato persino l’omicidio (come ti ho fatto, ti disfaccio pure), ma quel giorno non avevo la minima intenzione di mangiarmi il fegato e, con una pazienza che non mi appartiene proprio, specie in simili circostanze, ci eravamo seduti sul pavimento del bagno, con la porta ben sprangata alle spalle, a ragionare sull’assurdità di quel comportamento.
Con molto ritardo sull’orario stabilito, alla fine, eravamo riusciti a partire ed era stata una grande gita: quella degli insettini blu, che si mangiavano le foglie, trasformandole in un merletto, quella dei primi colori dell’autunno, quella dello scivolo e dell’altalena trovati inaspettatamente nel bosco e costruiti seguendo la naturale conformazione degli alberi, quella dei tantissimi lamponi trovati nel rientro, così tanti da non saper neppure dove metterli.
Ma era stata pure la giornata del mio relax settembrino, con il tiepido sole, che rendeva le palpebre pesanti, con le voci dei miei uomini in sottofondo, che si divertivano a far volare gli aerei di carta disegnati direttamente sul prato (ché fogli e pennarelli sono quel giusto peso in più da mettere nello zaino), con il rimpianto per l’estate appena trascorsa.
E con la visita di un amico … amante della tecnologia.
Siamo stati anche noi sul monte Roen anni e anni fa! A me è piaciuto!!
RispondiEliminaSì, bella gita. Non troppo impegnativa, adatta anche ai bambini. Bel panorama!
Eliminaquanta pazienza ci vuole alle volte! Per fortuna che poi i bambini sanno farsi perdonare in mille modi!
RispondiEliminaSono anche fortunata, perché mio figlio non è quello delle scene isteriche con rotolamento in terra incorporato. L'ha fatto una, forse due volte (mica è un santo), ma gli ho sconsigliato vivamente simili performances, perché scenate di questo tipo davvero non ne tollero. Il giorno della gita, comunque, quattro urli li ho tirati, ma di quelli giusti, perché sarebbe riuscito ad irritare persino un santo. Diciamo che la frase "oggi andiamo in gita", detta da mio marito al momento del suo risveglio, l'ha messo di cattivo umore e, poi, come sempre in questi casi, le cose sono degenerate, perché lui l'ha vissuta come un'imposizione. Essendo lui come me, bisogna lasciargli il tempo di prendere contatto con le sue cose e poi proporgli (o comunicargli) il programma della giornata. Normalmente non lasciamo sia lui a decidere, ma ci sono casi, quando fare una cosa oppure un'altra alla fine cambia poco, in cui tendiamo a coinvolgerlo e a fargli esprimere una preferenza. E' un modo per renderlo partecipe, ma anche per evitare rogne. Non credo abbia senso, infatti, trascinare un bambino in un'attività che per lui è priva di interesse oppure di stimoli, meglio fare altro.
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